martedì 15 novembre 2011

Giusto perché mancavo solo io

lo ammetto, sono andata la cinema senza sapere minimamente a cosa andavo incontro,  attratta semplicemente dal poster del film, in cui uno Sean Penn truccato da Robert Smith occhieggiava pigro.

E così mi son seduta al cinema e mentre rischiavo di esser sopraffatta dall’onda lunga di spot e trailer che precedono as usual la visione, mi son girata verso l’Amoremio e gli ho chiesto: “Ma di che parla ‘sto film?”
“Boh!” ha risposto facendo spallucce.
“Andiamo bene!”
“Speriamo non sia un film russo coi sottotitoli in cecoslovacco!”
"Speriamo che non sia come  The tree of life" ho chiosato io mentre si spegnevano le luci.

E invece sì, siamo andati bene.
Molto più che bene.

La storia di Cheyenne ex rockstar cinquantenne a metà tra Ozzy ed i Cure, intrappolata nell’adolescenza ma senza più quell’innocenza che è l'unica cosa bella di una fase, diciamocelo, schifosa, mi ha conquistata.
Tutto di questo film merita una seconda visione: la regia di Paolo Sorrentino, l’interpretazione da Oscar di Sean Penn, i favolosi personaggi di contorno (sempre se Frances McDormand si possa definire di contorno), la musica, David Byrne, gli Stati Uniti on the road che sono proprio come ti immagini che siano.
E le battute, che alcune sono così fulminanti che vorresti averle scritte tu.
E poi la crescita di Cheyenne.
Che vorresti fosse la tua.
Che è una poesia.
Che non è tanto facile da spiegare, ma sta tutta negli occhi di Sean Penn alla fine del film.

Insomma, vedetevelo.

lunedì 14 novembre 2011

Commissariamenti (e sdoppiamenti)

Qualche giorno fa è comparsa nella l’immagine che vedete qui. A dire il vero me ne ero accorta da un po’, ovvero da quando tentai di aprire un blog a mia madre per consentire a lei e alle sue amiche del club di cucito di vendere le loro creazioni  e non ci sono riuscita (poi ho deviato su etsy.com  ed il progetto non si è ancora compiutamente realizzato). Lì per lì non mi preoccupai perché nel tempo Splinder ci ha abituato a mille disservizi, quindi credevo fosse temporaneo.
E invece ecco qui
Ovviamente su Splinder si è generato il panico e l’allarmismo più nero.

Chiude?
Non chiude?
Oddio, perderemo tutto!!!!!
Chiude il 24 novembre?
Splinder commissariato da Mario Monti?


In mezzo a tutto questo panico ho provato a  fare diversi tentativi spasmodici:




  1. Ho inveito in tutte le lingue contro Splinder e contro l’animaccia dei suoi programmatori. Non è servito a molto.

  2. Ho provato ad importare il blog direttamente su Wordpress così come indicato da più parti, ma con risultati ai limiti del disastro. Inoltre non sono in grado di gestire un blog su Wordpress, non ho nessuno che mi aiuti coi CSS e in ogni caso non farei mai in tempo ad imparare entro il 24 novembre. Panico elevato alla terza.

  3. Ho aperto una versione del mio blog su blogger, http://lastanzadiphoebe.blogspot.com/. Da perfezionare, ovvio, ma che per emergenza può andar bene. Per il momento aggiornerò entrambe e che Dio (o chi per lui) m'aiuti.
Sì, lo so: anche se non fosse vero e tutto quest’allarmismo fosse esagerato, Splinder è una piattaforma vecchia e muffa, avrei dovuto preventivarlo da un sacco di tempo, sono una pigra, me lo merito, sono sdatta come pochi al mondo, ecc ecc. 


Avete tutti ragione.

Ma che ci posso fare se detesto cambiare? Se l’idea di aggiustare il blog e risistemarlo mi mette pensiero?



Cercasi volenteroso aiuto, please…

 

domenica 13 novembre 2011

Changing

Non doveva andare così, no.
Non ci dovevano pensare i mercati, Obama, Sarkò o chi per loro.
No.
Ci dovevamo pensare NOI.
Noi cittadini, ma non oggi:
almeno un paio d'anni fa.
Doveva cadere, dovevamo dimostrare di essere migliori, di VOLERE una Italia migliore.
Lottare, credere, modificare un paese dalle radici deboli in uno moderno.
Ma noi italiani siamo così. Piccoli, forse, pavidi, magari. Ma soprattutto pigri.
E miopi.
E no, non è la stessa cosa.
No, non conta il risultato.

Conta anche il modo.
Ora tutti siamo in allerta, il suolo d'Italia trema e abbiamo tutti paura.

Disoccupazione, recessione, miseria.
MISERIA.
Questa parola non la sentivamo dai racconti dei nostri nonni ed ora sembra tornata di moda. E fa paura, ed è giusto che lo faccia, anche se da piccoli liquidavamo la nonna che raccontava la sua povera dieta facendo spallucce. Non sembrava più vero della favola della Sirenetta.
Ed ora siamo tutti  commissariati, almeno così dicono.

C'è da festeggiare?
No, non credo.
C'è da aspettare, vedere, sperare.
Un governo tecnico, fatto di tecnici e di esperti.
Funzionerà?
Non lo so, ma se la volontà popolare è quella degli italiani che ci hanno portato fin qui, ben venga un governo tecnico, fatto di gente competente.

Oggi le voci si rincorrono.
Non rispetto della volontà popolare.
Ci faranno piangere sangue.
Faranno la patrimoniale.
E' uno scandalo!
Evviva evviva.

Insomma, oggi ce n'è per tutti, ma non mi sembra che ci sia molto da festeggiare.
Arriva Mario Monti (forse, ancora non si sa... ma sì, ma anche no) e avrà il suo bel da fare.

Voi che ne dite?

sabato 12 novembre 2011

Ama il prossimo tuo come te stesso

Scendo dalla macchina davanti al supermercato e l’occhio mi cade su un cellulare che giace abbandonato sull’asfalto del parcheggio. Lo raccolgo e  vedo che, a parte piccole ammaccature, è funzionante.

Da buona cittadina (e soprattutto perché essendo distratta una cosa così mi può capitare sempre, anzi mi sa che mi è già capitata...) decido di fare una buona azione e chiamo quello che è indicato come “Casa”.
Niente.
Lascialo alla cassa del supermercato e basta, che ti importa?
Mi incalza l’Amoremio, sempre di fretta quando dobbiamo fare la spesa.
Ma il mio senso civico ha la meglio e chiamo l’ultimo numero tra le chiamate recenti.
Mi risponde un cortese vecchietto (dalla voce, eh, magari era giovane) che mi informa di essere lo zio della proprietaria, di cui inizia a raccontare vita, morte e miracoli senza che io possa interferire nella conversazione.
Studia architettura.
E’ tanto brava.
Ha ventidue anni(Beata lei!).
Vive qui ma è di Viareggio.
Ed è una ragazza tanto, ma tanto brava.
Non è fidanzata, e se io conoscessi qualcuno…
Riesco a forza ad interrompere il parente esasperante, informandolo che avrei lasciato il telefono alla cassa della Coop e saluti e baci.
Lo zio ringrazia e saluta.

Faccio per avvicinarmi alla cassa quando il cellulare suona.
Ma che fai, rispondi? Mi chiede l’Amoremio.
Magari è la proprietaria.

Ed infatti

Pronto?
E tu chi c***o sei?????
Come?
CHI C***O SEI, STRONZA???
Ma veramente… ho trovato questo telefono per terra al parcheggio della Coop e quindi…
STRONZA, E’ MIO!!!!!!
…ho chiamato l’ultimo numero e mi ha risposto tuo zio, a cui ho chiesto di informarti che lo lasciavo alle casse.
Silenzio.
Pronto?
Sì.
Tuo zio dice che non sei fidanzata.
E a te che c***o te ne frega?
No, volevo dirti che forse c’è un perché. Ah, un’altra cosa: si dice GRAZIE.
E ho messo giù.
E vaffanculo.

Ho lasciato il cellulare alla cassa con l’Amoremio che moriva dal ridere e io che blateravo contro il genere umano.
La prossima volta mi faccio gli affari miei, che paga sempre.


Alla faccia della brava ragazza…


 

Prove tecniche di trasloco

Ed eccomi qui, evidentemente doveva succedere anche a me.
Dopo le notizie poco incoraggianti su Splinder e la sua (possibile? Dicono il 24 novembre!) chiusura, provo a cambiare aria e migrare verso altri lidi.
Succederà? Non succederà? Non so... intanto, provo a tenere le mie due case "in parallelo" visto che tanto di importare il evcchio non sono in grado e non ho tempo di imparare...
Cambiare per me è sempre complicato... lo è stato passare dal fu Virgilio a Splinder e forse lo sarà anche qui, semrpe che decida di farlo diventare casa mia.

Di certo, lo trovo più facile e immediato di Wordpress...

venerdì 11 novembre 2011

Il futuro delle parole

Sono una purista del libro, l’avevo giurato: mai avrei ceduto all’ebook.
Mai, mai, mai.
MAI.
E come tutti i mai pronunciati senza riflettere, la mia decisione si è infranta davanti all’economicità ed alla praticità dell’era digitale.
Soprattutto davanti all’economicità ed alla possibilità di poter scegliere di comprare (con quello che costano i libri) solo quelli che vale la pena avere.

Non l’ultimo di Fabio Volo, per dire.
Senza offesa, ovvio.
Ma anche sì.

Insomma, la lettura “in digitale” piano piano sta vincendo le mie resistenze, con ampia soddisfazione dell’Amoremio, da tempo convinto che se non smetto rpesto di comprare libri cartacei la nostra casa finirà con l’implodere.
E anche se resto dell’idea che il libro sia e resti tutta un’altra cosa, non posso non apprezzare la comodità e la facilità d’uso di un ebook. E anche la facilità di reperirlo in rete, diciamocelo. Lo so, non è legale.
Perché, vendere libri a € 22,00 invece lo è?

L’argomento è mio, è evidente, non posso non occuparmene o farci i conti, e per quanto io ami il cartaceo e il contatto con i libri “veri” il digitale mi attira.
Logico che mi abbia interessato leggere in anteprima l’articolo di Io Donna, inviatomi gentilmente da Alessandra di Ambito5, che  parla di biblioteche mediatiche e della necessità della loro costituzione. L’articolo, inin edicola col numero che esce domani 12 novembre, fa alcune interessanti considerazioni sul tema che in Italia, vista la cronica scarsità di lettori, è sentito come quello dell’estinzione delle zanzare.
E vede il digitale un po’ come utile, un po’ come male necessario.
Non solo per svecchiare le biblioteche e renderle più agili, ma anche per conservare in maniera indelebile opere uniche che andrebbero perse con l’usura del tempo. Ma se è facile pensare di passare in digitale libri antichi e non soggetti al copyright, più difficile sembra (in Italia, siamo in Italia!!!) la gestione del quotidiano. In fondo, si parla di non meno di 23 milioni di libri, mica bazzecole.

Certo, se penso alla biblioteca del mio paese mi sembra più facile che piovano rane.
Nello stesso antico stabile, risiedono: la biblioteca, il centro anziani, l’associazione di scambio culturale con la Mongolia (questa ve la spiego un’altra volta), la palestra di yoga e il corso di chitarra catalana. Il tutto condito dall’assenza cronica di riscaldamento e dall’intonaco che si stacca. Per dire. Immaginarlo un posto multimediale (considerando che non c’è un computer nemmeno per gestire l’archiviazione) mi fare fantascientifico come il teletrasporto.
Eppure avverrà.
Coi tempi italiani.
Coi modi italiani.
Ma avverrà.

Per quanto possa esser osteggiato da chi vuole e vede solo carta, per quanto possa essere complicato il passaggio e la presa di coscienza del popolo che legge (e che è pur sempre una minoranza), avverrà.
Avverrà.

Perciò puristi del libro fate come me: fatevene una ragione…

 

sabato 5 novembre 2011

Questione di password

Io sono disordinata, va bene?

Lo so che chi lavora con me stenta a crederlo perché in ufficio galleggio verso il maniacale, ma è così. A casa, nella vita, in vacanza (chiedete a chi ha fatto una vacanza con me come “costruisco” la valigia, per dire...) lo sono sempre: disordinata.

Forse è pigrizia, stanchezza o indole, fattostà che chi vive con me rischia la follia.
Amore, vieni a vedere. Ti ho scaricato un programma utilissimo.” mi dice l'Amoremio un paio di settimane fa.
Io, quando fa così, tremo. Perché già so che tenterà di spiegarmi qualcosa che riguarda il computer e che io non capirò. O non avrò voglia di capire. O di sentire.Insomma, per me il pc è la versione moderna della macchina da scrivere: ci puoi scrivere ed in più non sprechi carta, non devi fare cancellature e puoi inviare il tuo lavoro a chi vuoi via mail. Bello, no?
Vedi, basta che inserisci una password sola e qui puoi archiviare tutte le altre, che non dovrai mai più ricordare a mente!” sorride fiero.
E io accetto, anche se non mi va.
In fondo, lo fa per me.
Ma il mio cervello è già oltre l'ostacolo e sta pensando a cento altre cose diverse mentre lui amorevole me ne spiega uso e funzionalità.
E poi me ne sono dimenticata.
PUFF!
Finché ieri non mi sorge una necessità: controllare il conto online.
E mi trovo davanti questo programmino che mi chiede: Inserire password principale.
Ah.
Ecco.
Com'era?
Provo la solita, quella che uso per tutto.
No.
Provo. Provo. Provo ancora.
Nulla.
Smanetto inferocita.
Amore, che fai?”
Ehm... non mi ricordo la password di quel progr...
Non ho parole
“...”
Una te ne dovevi ricordare, una! UNA!
Umpf, lo sai che non fa per me!
Scrolla le spalle e mi lascia al mio smanettio frenetico. E infruttuoso.
E anche un po' isterico.
La prossima volta faccio meglio, giuro.
Forse...

PS. Alla fine la password se l'è ricordata l'Amoremio. Mi viene il dubbio che l'abbia sempre saputa... forse!